
Allerta per questa abitudine comunissima - fluon.it
Fonti autorevoli come la monografia IARC e il World Cancer Research Fund (WCRF) confermano la necessità di evitare il consumo di questo prodotto.
Negli ultimi anni sono emerse evidenze scientifiche sempre più chiare sul legame tra il consumo di bevande molto calde e l’insorgenza di tumori, in particolare al livello dell’esofago. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha aggiornato nel 2016 la classificazione delle bevande calde, inserendole tra le sostanze “probabilmente cancerogene” per l’uomo se consumate a temperature superiori ai 65°C.
Questa indicazione ha importanti implicazioni per gli stili di vita, soprattutto in Paesi dove tè, caffè e altre bevande vengono comunemente consumate bollenti.
Il rischio legato al consumo di bevande molto calde
Secondo numerosi studi, chi assume regolarmente liquidi a temperature oltre i 60-65°C presenta un rischio significativamente più elevato di sviluppare un carcinoma squamocellulare dell’esofago.
Questa forma di tumore, seppur poco frequente in Italia con circa 2.400 nuovi casi stimati nel 2020, mostra una maggiore incidenza nel Nord del Paese e colpisce prevalentemente il sesso maschile, complice anche il diffuso consumo di alcol e tabacco.
La correlazione tra bevande bollenti e tumori dell’esofago è stata confermata anche da studi svolti in regioni con alta prevalenza della patologia, come il Golestan, in Iran. In uno studio pubblicato nel 2019 sull’International Journal of Cancer, sono stati coinvolti oltre 50.000 partecipanti, ai quali è stato somministrato tè a temperature progressivamente inferiori (da 75°C a 60°C) per identificare la temperatura di consumo abituale.
I risultati hanno evidenziato che chi beveva tè sopra i 60°C aveva quasi il doppio del rischio di sviluppare il carcinoma rispetto a chi consumava bevande più fredde.

Anche ricerche condotte in Africa, tra Malawi e Tanzania, hanno ulteriormente rafforzato questa relazione, sottolineando che non solo la temperatura, ma anche la rapidità di consumo e la frequenza di scottature alla bocca, aumentano il rischio tumorale.
Bevande tipiche e abitudini di consumo
A livello globale, oltre a tè e caffè, si consumano bevande calde come il mate in Sud America, il calvados in Francia o il sakè in Giappone. Il mate merita un’attenzione particolare: sebbene non sia considerato cancerogeno di per sé, il consumo a temperature molto elevate (70-80°C) è associato a un aumento del rischio di carcinoma esofageo. In Argentina, Paraguay, Brasile e Uruguay la bevanda viene spesso consumata caldissima, superando abbondantemente la soglia di sicurezza indicata dall’IARC.
Per quanto riguarda il caffè, la IARC lo colloca nel gruppo 3, cioè tra le sostanze per le quali non esistono prove sufficienti di cancerogenicità. Tuttavia, il rischio aumenta se il caffè viene consumato bollente. Uno studio singaporiano ha osservato che il rischio di tumore dell’esofago aumenta fino a quattro volte nei consumatori abituali di caffè a temperature molto elevate.
Raccomandazioni e consapevolezza
La temperatura ideale per consumare tè, caffè e altre bevande calde dovrebbe attestarsi tra i 55°C e i 60°C, un intervallo che permette di godere del piacere della bevanda senza esporre l’esofago a rischi eccessivi. La Royal Society of Chemistry britannica suggerisce di non superare i 65°C per evitare danni alla mucosa esofagea.
Le abitudini culturali influiscono notevolmente sulla percezione soggettiva della temperatura accettabile: in alcune regioni dell’Iran, ad esempio, oltre il 60% degli abitanti consuma tè a oltre 65°C, coincidenza che spiega l’elevata incidenza di tumori della zona.
Per ridurre il rischio oncologico è dunque fondamentale modificare questa pratica, lasciando raffreddare le bevande calde prima di consumarle. Questa semplice accortezza, se adottata su larga scala, potrebbe contribuire a diminuire la prevalenza di tumori esofagei legati al calore.
L’attenzione verso il calore delle bevande si inserisce in un quadro più ampio di prevenzione oncologica, che include il controllo di altri fattori di rischio come il fumo, l’alcol e le abitudini alimentari. La ricerca continua a indagare le interazioni tra temperatura, sostanze chimiche presenti nelle bevande e tessuti biologici per definire con maggiore precisione le linee guida di consumo sicuro.