
La profezia di Stephen Hawking. Foto: Youtube, @bbcnews - fluon.it
La sfida di preservare il futuro dell’umanità sembra quindi intrecciarsi indissolubilmente con la ricerca di nuove frontiere spaziali.
Nel 2017, durante il Tencent WE Summit di Pechino, Stephen Hawking aveva lanciato un allarme riguardo al futuro della Terra: entro il 2600, a causa del sovraffollamento e del crescente consumo di energia, il nostro pianeta potrebbe trasformarsi in una gigantesca palla di fuoco, diventando inabitabile per l’umanità.
Questa profezia inquietante ha oggi una risonanza ancora maggiore, in un contesto in cui la necessità di trovare soluzioni per la sopravvivenza della specie umana nello spazio è più attuale che mai.
La necessità di abbandonare la Terra
Il celebre fisico britannico aveva sottolineato come, per evitare questa catastrofe, l’umanità dovrà necessariamente cercare un nuovo pianeta abitabile.
Questa visione è condivisa anche da personalità come Elon Musk, CEO di SpaceX, che ha più volte ribadito l’urgenza di rendere l’uomo una “specie multi-planetaria” per scongiurare un’estinzione di massa sulla Terra. Musk, infatti, ha fondato la sua azienda proprio con l’obiettivo di colonizzare altri corpi celesti, come Marte, e garantire così un futuro all’umanità oltre il nostro pianeta natale.
Il progetto Breakthrough Starshot: un sogno ancora lontano
Durante il Festival STARMUS III nel 2016, Hawking aveva presentato il progetto Breakthrough Starshot, un’iniziativa ambiziosa da 100 milioni di dollari che mira a sviluppare nanoveicoli spaziali senza equipaggio, dotati di vele solari accelerate da potenti laser fino al 20% della velocità della luce. Questi nanoveicoli potrebbero raggiungere Marte in meno di un’ora e, in circa vent’anni, sorvolare Proxima b, l’esopianeta potenzialmente abitabile più vicino alla Terra, situato a circa 4,2 anni luce.

Tuttavia, quasi un decennio dopo il lancio del progetto, i progressi appaiono limitati. Il team originario sperava infatti di poter lanciare la vela luminosa entro la “prossima generazione”, ovvero entro 20-30 anni, ma oggi il raggiungimento di questi obiettivi sembra ancora lontano. Il progetto è stato rallentato da difficoltà tecnologiche e da una crisi economica globale che ha inciso pesantemente sui finanziamenti.
Le sfide tecnologiche e finanziarie
Nonostante le enormi difficoltà, i ricercatori hanno ottenuto risultati significativi, come la realizzazione nel 2019 di un sensore d’immagine minuscolo, delle dimensioni di un granello di sale (0,575 x 0,575 millimetri). Per rendere utile questa tecnologia nello spazio, però, è necessario dotare le fotocamere di filtri specializzati per isolare precise lunghezze d’onda della luce, un compito estremamente complesso quando si lavora su scala sub-grammo.
Purtroppo, le difficoltà economiche hanno portato a una temporanea sospensione dei lavori da parte del team, come confermato da uno degli scienziati coinvolti, intervistato da Interesting Engineering nel 2024. Nonostante ciò, il progetto Breakthrough Initiatives continua a portare avanti altre iniziative scientifiche e l’interesse per Breakthrough Starshot resta vivo, anche se al momento le informazioni sulle attività sono scarse.