
Alessandro Borghese spiega come lavorare nella sua cucina - Fluon.it / Credits: Instagram @Borghese:_ale
Lo chef e conduttore di 4 Ristoranti Alessandro Borghese ha spiegato cosa si deve fare per lavorare nella sua prestigiosa cucina.
Nel panorama culinario italiano, Alessandro Borghese rappresenta un punto di riferimento sia come chef che come personaggio televisivo.
Con i suoi ristoranti e le numerose apparizioni in programmi di successo, Borghese continua a consolidare la sua fama, confermandosi una figura di spicco nel settore gastronomico e dell’intrattenimento.
Alessandro Borghese e il successo dei suoi ristoranti
Dall’apertura nel 2017 del ristorante milanese “Alessandro Borghese – Il lusso della semplicità”, Borghese ha saputo imporsi grazie a una cucina che unisce eleganza e accessibilità, conquistando una clientela esigente e raffinata. Il concept, incentrato sull’idea di un lusso non ostentato, ha portato nel 2022 all’inaugurazione di un secondo locale a Venezia, “AB – Il lusso della semplicità”, che ha ulteriormente rafforzato il brand e l’immagine dello chef.
Parallelamente all’attività ristorativa, Borghese ha costruito una carriera televisiva di rilievo, affermandosi con programmi come 4 Ristoranti, Junior MasterChef Italia, Cuochi d’Italia e Alessandro Borghese – Celebrity Chef. Questi format hanno contribuito a diffondere la sua filosofia culinaria e la sua personalità, rendendolo un volto familiare per il pubblico italiano e non solo.
Recentemente, in un’intervista rilasciata al podcast BSMT condotto da Gianluca Gazzoli, Alessandro Borghese ha condiviso riflessioni importanti su come si dovrebbe lavorare nel suo team e, più in generale, nel mondo della ristorazione. Ha sottolineato l’importanza del percorso di formazione e dell’apprendimento pratico, spesso trascurati nella frenesia contemporanea: “In azienda da me sono tutti pagati regolarmente, 13esima, 14esima, assunti con contratto, con welfare aziendale. Ma la verità è che ai miei tempi si andava ad imparare un mestiere. Cioè vai da qualcuno che conosce quel mestiere, il mestiere che tu vuoi fare e che tu non sai fare. Come faccio ad assumerti? Vieni e fai un po’ di apprendistato. Oggi questa visione qui viene vista come una follia”.
E ancora: “Cosa sai fare? Io ti do tutto quello che vuoi, dimostramelo. Il che non vuol dire gratis, nessuno ha mai detto gratis. Anche gli stagisti che vengono da me in cucina, sono retribuiti, con una minima, però sono retribuiti. Però devono imparare un mestiere, devono imparare come fare le cose. Quindi ci vuole tempo, qui è tutto di corsa, vogliono tutto e subito ma specialmente nel mondo della cucina, non funziona”.

Queste parole mettono in luce un aspetto cruciale per chi aspira a entrare nella sua brigata: la pazienza e la dedizione sono fondamentali per acquisire competenze tecniche e professionalità. Borghese insiste sul fatto che l’esperienza in cucina non può essere improvvisata, ma richiede un percorso formativo serio e regolare, riconosciuto da contratti e tutele. L’intervento di Borghese rappresenta un richiamo alla tradizione artigianale che ha fatto grande la cucina italiana, ma anche un monito contro la superficialità e la fretta che spesso caratterizzano il mercato del lavoro odierno.
La sua gestione del personale, con attenzione a salari regolari, tredicesime, quattordicesime e welfare aziendale, dimostra come sia possibile coniugare qualità del lavoro e rispetto dei diritti. Il modello di Borghese si basa su una formazione progressiva, in cui lo stagista o il giovane chef ha la possibilità di apprendere sul campo, sotto la guida di un maestro capace e disponibile, ricevendo una retribuzione minima ma garantita. Questo approccio è considerato da Borghese non solo una questione di etica professionale, ma anche la chiave per mantenere alto il livello delle sue cucine, che si distinguono per la cura e la qualità dei piatti serviti.